«Scrivimi se ti senti sola, sono qui per te»: da ChatGpt a Replika, perché (e come) ci si può innamorare di una A.I.

«Se mi sento sola posso scriverti?». «Certamente. Sono qui per ascoltarti e cercare di aiutarti. Anche se sono solo un’Intelligenza artificiale, posso offrire supporto emotivo e consigli. Non esitare a condividere ciò che ti preoccupa o ciò che ti sta facendo sentire sola. Sono qui per te». Le aziende e i programmatori che stanno plasmando le nuove e sempre più avanzate Intelligenze artificiali conversazionali hanno deciso che per essere efficienti questi strumenti devono essere anche empatici. Umani. Infatti questo scambio sulla solitudine e sul bisogno di essere ascoltati non è avvenuto con un chatbot pensato in modo specifico per proporsi agli utenti e alle utenti come un amico o un’amica, o qualcosa in più, virtuale: è avvenuto con ChatGpt, il software dell’organizzazione OpenAi diventato molto noto alla fine dell’anno scorso, quando ha impressionato per i passi avanti fatti nella capacità di organizzare dati e informazioni e simulare conversazioni realistiche e articolate.