Antonio Aloisi
(Università Bocconi di Milano)

Mercoledì 12 aprile 2017, ore 17.00 – 19.00

Centro Nexa su Internet & Società
Politecnico di Torino, via Boggio 65/a, Torino (1° piano)
Suonare al citofono Portineria – Seguire le indicazioni lungo il percorso
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“Mi piego ma non m’impiego”, come la gig-economy e le piattaforme online stanno cambiando il futuro del lavoro. Precariato digitale, uberizzazione e vulnerabilità: aumenta la flessibilità e si riduce, fino quasi a scomparire, l’autonomia. Occorre rileggere e attua(lizza)re le regole di un mercato in continua evoluzione per essere competitivi e innovation-friendly?Se è difficile predire che volto avrà il futuro del lavoro, emergono e si consolidano alcune tendenze inarrestabili. Flessibilizzazione, casualizzazione, esternalizzazione, discontinuità e disintermediazione rappresentano i lineamenti più riconoscibili di un ecosistema in trasformazione. Lo sconvolgimento in atto non è una novità sorprendente, ma il ritmo esponenziale delle innovazioni fa sì che si rischi di passare rapidamente dall’euforia all’angoscia.
La tassonomia del lavoro “virtuale” ha due teste principale: il “crowdsourcing” e il “lavoro a chiamata via piattaforma”. Sono entrambi fenomeni di mobilizzazione del lavoro con un’offerta rivolta a un’ampia platea, differiscono esclusivamente per il luogo di adempimento della prestazione: interazione remota anziché contatto concreto.
Niente di nuovo sembra rivelare il concetto di «on-demand economy»: si tratterebbe a tutti gli effetti di una sofisticazione tecnologica del modello di business “a consumo”; il lavoratore è pagato solo quando effettivamente lavora, senza alcun trattamento per riposi, malattia, ferie o maternità.
Negli Usa impazzano le cause per la riclassificazione dei falsi autonomi. È dunque opportuno collocare queste manifestazioni innovative (o, per meglio dire, recenti) di segmentazione, disaggregazione e decentramento dell’impresa in un orizzonte diacronico e, in secondo luogo, testare la tenuta dell’impianto normativo lavoristico, sfidato dall’accelerazione delle tecnologie di ultima generazione (sarà interessante leggere in quest’ottica la riforma del Jobs Act). Nel frattempo, il regolatore europeo tenta di definire una cornice normativa entro cui conciliare le spinte innovatrici con la salubrità del mercato del lavoro, mentre le iniziative di coalizione tra lavoratori (dalle class action alle astensioni di massa) infrangono il sogno monopolistico degli unicorni.
Biografia

Antonio Aloisi è Ph.D. candidate in diritto del lavoro all’università Bocconi di Milano. Studia le formule contrattuali atipiche e la trasformazione digitale del lavoro. Nel 2016 è stato visiting researcher alla Saint Louis University.
Letture consigliate e link utili
- Antonio Aloisi, Miriam A. Cherry, Dependent Contractors” in the Gig Economy – a Comparative Approach, in “American University Law Review”, 2017, Vol. 66.
- Antonio Aloisi, Il lavoro “a chiamata” e le piattaforme della “Collaborative Economy”: nozioni e tipi legali in cerca di tutele , in “Labour Law and Issues”, 2016, Vol. 2, No. 2.
- Antonio Aloisi, Commoditized Workers. Case Study Research on Labour Law Issues Arising from a Set of ‘On‐ Demand/Gig Economy’ Platforms, in “Comparative Labor Law & Policy Journal”, 2016, Vol. 37, No. 3.
- Antonio Aloisi, Valerio De Stefano, App contro app, così i precari sfidano i padroni della gig-economy, in “Pagina 99”.
- Antonio Aloisi, Valerio De Stefano, Connessi e infelici? L’economia digitale e il lavoro che cambia: da dove ripartire, su “Il Sole 24Ore”.