Comunicato: No alla proposta di direttiva EU sui fonogrammi

Il 16 luglio 2008 la Commissione europea ha proposto di estendere il termine della tutela offerta agli artisti interpreti ed esecutori ed ai produttori di fonogrammi, rispettivamente sulle loro interpretazioni e sulle relative registrazioni, da 50 a 95 anni.

I proponenti giustificano l’estensione riconoscendole numerosi effetti benefici ed in particolare la capacità di rappresentare un incentivo maggiore all’attività artistica, di apprestare adeguate garanzie economiche per gli interpreti al termine della loro carriera, di salvaguardare la competitività del mercato musicale europeo e delle case discografie su esso prevalentemente operanti ed infine di equilibrare il trattamento degli interpreti rispetto a quello degli autori.

Tuttavia, l’analisi, specie economica, del mercato musicale smentisce le giustificazioni addotte dalla Commissione.

Finché non cambia il quadro normativo vigente, che consente alle case discografiche di acquistare tutti i diritti dagli artisti con un semplice compenso a stralcio (il cosiddetto buy out), da un’estensione del termine di protezione possono guadagnare solo le case discografiche e quei pochi artisti-celebrità che abbiano un forte potere contrattuale.

Neppure ha alcun senso impegnarsi in una rincorsa degli Stati Uniti sotto il profilo della durata della protezione dei due diritti connessi. Intanto, il prolungamento della tutela andrebbe soprattutto a beneficio delle quattro majors, che sono tutte americane. E’ tecnicamente sbagliato poi affermare, come fa la proposta, che le case discografiche europee avrebbero uno svantaggio concorrenziale in conseguenza del più lungo termine di protezione previsto dagli Stati Uniti, visto che il principio del trattamento nazionale garantisce che anche le case discografiche europee beneficino dello stesso termine di durata dei loro competitors americani. Simmetricamente, il prolungamento della durata della protezione andrebbe a beneficio delle case discografiche americane non meno che quelle europee, ma andrebbe pagato tutto dal pubblico europeo.

Tantomeno ha senso l’idea di parificare la posizione di artisti ed autori sotto il profilo del termine della protezione: gli artisti più deboli hanno casomai bisogno di una base minima di diritti (ad esempio, i cosiddetti "diritti ad equo compenso"), non di un termine più lungo di protezione che andrebbe a beneficio delle case discografiche.

Alla luce di queste considerazioni, che sono state ulteriormente dettagliate in un documento di approfondimento (ora anche in versione inglese) disponibile sul sito del centro (http://nexa.polito.it/), il Centro Nexa su Internet & Societa' del Politecnico di Torino ritiene che la proposta della Commissione vada respinta; diversamente la sua adozione comporterebbe un ulteriore ostacolo per l’accesso e la circolazione di una importante risorsa culturale e ludica.

Torino, 16 dicembre 2008