Presentazione del libro: “Schiavi del clic – Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?”

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“Schiavi del clic” (Feltrinelli 2020), traduzione italiana di “En attendant les robots” (Seuil 2019, Premio Écrit Social e Gran Premio Protection Sociale 2019), presenta una critica della profezia distopica della “fine del lavoro” nel contesto del trionfo dell’intelligenza artificiale. L’automazione attuale è basata su masse enormi di dati, dati prodotti da esseri umani. Non si tratta di ingegneri né di data scientists, ma di lavoratori precari e invisibili che costituiscono l’esercito industriale di riserva delle piattaforme digitali.

In alcuni casi, questi “operai del clic” non sono remunerati, come gli utenti dei social. In altri, si tratta di cottimisti pagati qualche centesimo, come i micro-lavoratori e i click-farmers nei paesi del Sud globale. In altri casi ancora, sono i precari dell’economia dei lavoretti: dietro la facciata dei servizi di trasporto e di consegna, il lavoro degli autisti di Uber o dei ciclo-fattorini di Glovo consiste principalmente nel produrre dati che “addestrano” algoritmi o migliorano veicoli a guida autonoma.

Per produrre le soluzioni di machine learning servono milioni di lavoratori che preparano i dati, verificano i risultati, e a volte impersonano le intelligenze artificiali stesse, secondo la celebre promessa di produrre della artificial intelligence fatta da Jeff Bezos in occasione del lancio del servizio Amazon Mechanical Turk.

Basandosi su anni di studi della sua equipe all’Institut Polytechnique de Paris e di suoi colleghi membri dell’International Network on Digital Labor, l’autore mostra con ricchezza di esempi, come l’automazione non sia un destino ineluttabile, ma una scelta ideologica che serve per disciplinare una forza lavoro globale sempre più imponente—e in cerca di riconoscimento.

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Letture consigliate e link utili

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