Illuminare le Dark Ads

FABIO CHIUSI

Giornalista e Fellow Centro Nexa

Con il risultato che l’ecosistema informativo online non è ancora oggetto degli stessi requisiti di trasparenza, degli stessi pesi e contrappesi democratici, di quelli offline. Il problema si è posto con la massima evidenza a partire dagli inizi di settembre 2017, quando Facebook è stato costretto a rivelare alle autorità statunitensi che indagano sull’influenza straniera nelle ultime elezioni presidenziali che sì, la piattaforma è stata usata per promuovere propaganda, bugie, divisioni etniche-razziali ed esacerbare opposti pregiudizi da profili “inautentici”, riconducibili al Cremlino.

Se i social network consentono di personalizzare la pubblicità politica, mirandola alle preferenze del singolo elettore, come regolamentarla in modo che sia chiaro e trasparente quali messaggi vengono pagati da chi, e per quali pubblici? Se le pubblicità sono “oscure”, “dark ads” visibili solo ai soggetti bersaglio, come illuminare la stanza “social” così che diventino scrutabili da tutti — cittadini, giornalisti, attivisti e organizzazioni che si occupano della regolarità dei finanziamenti e dei messaggi elettorali?

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Fabio Chiusi

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